IMAGO LUCIS_
È l’ultimo dei tre allestimenti appartenenti alla mostra “Prestigia”, che indaga il tema dell’inganno ed in cui lo spettatore è invitato ad interagire attivamente con le opere, ricavandone una relazione tra la sua sfera emotiva interiore sviluppando una nuova visione personale.
La consapevolezza da cui partire è quella relativa alla realtà dei fatti, il mondo è governato dalle fonti artificiali che hanno eclissato quelle naturali, tra queste fa capolino l’inquinamento luminoso, che nonostante sia visibile a tutti viene inconsciamente ignorato.
Ma che cos’è la bioluminescenza?
La bioluminescenza è un fenomeno biologico che coinvolge due sostanze, la luciferina e la luciferasi. La luciferina si ossida in presenza di ossigeno e grazie alla catalisi della luciferasi. L’energia viene quindi liberata sotto forma di luce. Dagli studi su vari organismi bioluminescenti si è capito che luciferasi e luciferina sono strettamente legate e reagiscono solo se appartenenti alla stessa specie o a specie filogeneticamente affini.
Cos’è l’inquinamento luminoso?
L’International Dark-Sky Association definisce l’inquinamento luminoso come “l’alterazione della naturale luce notturna, causata da un eccessivo, mal indirizzato ed inappropriato utilizzo di luce artificiale”. Non è un caso che i primi a denunciarlo siano stati gli astronomi, notando come i propri studi iniziassero a essere limitati dalla sempre minore qualità della visione del cielo notturno e dalla schermatura della luce dei corpi celesti. Da un punto di vista quantitativo l’International Astronomical Union ha stabilito che si tratta di inquinamento luminoso quando la luce artificiale propagata nel cielo notturno supera del 10% la luminosità naturale.
In che modo l’inquinamento luminoso impatta a livello ambientale?
L’impatto ecologico dell’inquinamento luminoso è tanto grande quanto sottovalutato. Insieme al cambiamento climatico ha infatti avuto un impatto determinante nella scomparsa degli insetti volanti, di cui oltre la metà dipende dalla luce naturale per orientarsi, muoversi, sfuggire ai predatori, nutrirsi e riprodursi. Uno studio apparso nel novembre 2019 su Biological Conservation evidenzia come l’eccesso di luce artificiale renda difficile, per esempio, la riproduzione di specie come le lucciole, che per trovare un compagno si basano sulla bioluminescenza (segnali luminosi emessi direttamente dal corpo dell’animale). Le nuove fonti luminose attraggono gli insetti e gli uccelli migratori abituati a orientarsi con le stelle, portandoli a perdere l’orientamento e a morire bruciati per lo scontro con le luci artificiali. Le fonti di illuminazione urbane disturbano il ciclo di vita degli animali, alterano i rapporti tra preda e predatori e anticipano anche la fioritura delle piante. Una ricerca pubblicata su Proceedings of the Royal Society ha messo in relazione la data di germogliamento di faggi, sicomori e querce con i livelli di inquinamento luminoso delle aree in cui si trovavano, mostrando come nei luoghi più illuminati gli alberi hanno germogliato in media una settimana prima degli altri.
Come l’inquinamento luminoso danneggia gli animali?
L’inquinamento luminoso è dannoso tanto per la salute umana quanto per quella del pianeta. Troppe luci infatti alterano i ritmi circadiani, sfasando i ritmi sonno veglia e l’umore, ma anche i cicli biologici di uccelli, roditori e insetti ne risentono, con animali tipicamente diurni che cominciano a svegliarsi anche di notte, e viceversa. Tra gli effetti dell’inquinamento luminoso dovremmo poi considerare anche l’alterazione dei rapporti tra prede e predatori: le luci stanno cambiando l’abilità di mimetizzarsi di alcune specie, esponendole di più al rischio di essere viste e predate. Negli ultimi anni si è assistito non solo a un aumento delle illuminazioni urbane, ma anche a un progressivo cambiamento del tipo di illuminazioni utilizzate. Si è passati dall’uso di lampade con uno spettro più ristretto, a illuminazioni a più ampio spettro.
Uno studio di un team di ricercatori esperti pubblicato sul Journal of Applied Ecology, ha esaminato il comportamento di alcuni molluschi bioluminescenti sotto le luci. I molluschi utilizzati appaiono in colori diversi naturalmente, tra il giallo e il marrone. Colori che li aiutano a mimetizzarsi tendenzialmente bene tra le alghe in cui spesso si trovano. Il risultato ha mostrato che con le illuminazioni per così dire più moderne i molluschi rischiavano di diventare più visibili, soprattutto per gabbiani e granchi. Gli effetti delle luci dipendono dalle luci stesse ma anche dal colore con cui interagiscono, e il giallo sembra quello che, almeno in questo caso, potrebbe costare più caro ai molluschi, alterando potenzialmente gli equilibri di popolazione. “I risultati di questo studio indicano che sistemi di illuminazione a più ampio spettro (HPS, LED e MH) aumentano la visibilità delle prede di notte riducendo l’efficacia criptica dello sfondo in confronto ai sistemi di illuminazione a spettro più ristretto”. Questo perché illuminazione a più ampio spettro stimolano fotorecettori multipli nei predatori.
Chi è la causa dell’inquinamento luminoso?
“La causa principale di questa catastrofe è l’incontrollata avidità umana. Nonostante la nostra intelligenza individuale e collettiva, ci comportiamo con scarsa lungimiranza, come fossimo una specie di vermi che consumerà tutto ciò che può fino a quando non ci sarà più nulla”
Come arriva la luce sotto e sopra la superficie marina?
La luce emessa dai centri urbani costieri, dalle piattaforme petrolifere e dalle altre strutture offshore, come gli impianti eolici, si riverbera in mare per centinaia di chilometri. E dalla superficie si propaga lungo la colonna d’acqua. A un metro di profondità, la luce artificiale è troppa, supera la soglia critica, nel 3,1% delle acque costiere globali. La porzione di mare inquinata dalla luce diventa il 2,7% a 10 metri e l’1,4% a 20 metri di profondità. Tra le acque costiere, è bene specificarlo, il team britannico, norvegese e israeliano che ha creato l’atlante (autori dell’atlante su Elementa: Science of the Anthropocene) include sia le acque territoriali sia la ben più ampia zona economica esclusiva, ossia la porzione di mare che si estende fino a circa 400 km dalla costa. Oltre a questa vasta mappatura spaziale, l’atlante mostra anche variazioni temporali nella quantità di luce artificiale che arriva sott’acqua. I cambiamenti sono soprattutto stagionali, dato che la trasparenza dell’acqua diminuisce nei periodi di fioritura algale o quando i fiumi riversano in mare più sedimenti. Come capiamo quando la luce è troppa? Per fissare questa soglia critica, i ricercatori hanno preso come parametro la quantità minima di luce che provoca una risposta in Calanus, un piccolo crostaceo copepode che fa parte dello zooplancton. Perché proprio lui? Essenzialmente, perché è molto sensibile alla luce ed è alla base della dieta di molti organismi marini, tra cui il merluzzo. Che, lo sappiamo bene, è una specie di grande interesse per la pesca.
Come si posiziona l’Italia rispetto agli altri paesi in termini di inquinamento luminoso?
L’80 per cento della popolazione mondiale e il 99 per cento della popolazione statunitense ed europea vive sotto a un cielo inquinato da luci artificiali. La Via Lattea, dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità, è invisibile a oltre un terzo dell’umanità, incluso il 60 per cento degli europei e l’80 per cento dei nord americani. Ma la notizia peggiore riguarda l’Italia, è il paese sviluppato con la percentuale più elevata di territorio inquinato dalla luce artificiale a livello mondiale. Otto italiani su dieci non possono vedere il cielo stellato incontaminato. È quanto riporta l’atlante mondiale dell’inquinamento luminoso (The new atlas of artificial night sky brightness), pubblicato sulla rivista Science Advances.
Medicina e Bioluminescenza
Le lucciole potrebbero rivelarsi un’arma potente contro il cancro. In un nuovo studio, ricercatori britannici avrebbero inserito il gene della lucciola che attiva l’emissione di luce bioluminescente all’interno di cellule tumorali modificate, nella speranza di innescare una catena di eventi che potrebbe combattere la malattia. Questa sorgente di luce, nota come luciferina, rende le cellule modificate brillanti, proprio come le lucciole. Aggiungendovi un agente fotosensibilizzatore, la combinazione si dimostra letale. “Le cellule – spiega Theodossis Theodossiou, del National Medical Laser Centre dell’University College di Londra – producono abbastanza luce da innescare la propria distruzione”. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista “Cancer Research”. Questa tecnica (BioLuminescence Activated Destruction of cancer, o BLADe) potrebbe permettere di approfondire la terapia fotodinamica, una cura efficace che fa uso di lampi di luce per attaccare i tumori in prossimità della superficie della pelle o degli organi interni. Come parte della terapia, le cellule tumorali vengono trattate con un fotosensibilizzatore e poi esposte a laser o altri raggi esterni. La luce innesca la produzione di specie attive di ossigeno che possono distruggere le cellule. Le sorgenti di luce esterne, tuttavia, possono passare soltanto attraverso una piccola quantità di tessuti per raggiungere il tumore. La tecnica BLADe è stata sperimentata proprio nel tentativo di curare tumori più in profondità, inserendo la sorgente luminosa all’interno della malattia stessa. Le cellule del tumore sono state modificate in modo da esprimere il gene luciferasi delle lucciole e poi incubate con luciferina in laboratorio. Le cellule sono così diventate lampade in miniatura, emettendo la luce necessaria alla loro distruzione.
Plus: e i delfini?
La bioluminescenza emessa durante la “danza dei delfini” è in realtà uno spettacolo col trucco, perché i delfini non brillano di luce propria. A illuminarsi è piuttosto il fitoplancton che incontrano lungo il percorso: piccole alghe, organismi unicellulari con “piccoli attacchi di panico luminosi” emessi appunto quando sono spaventati, come li descrive su twitter la Rebecca R. Helm University of North Carolina Asheville. Questi piccoli attacchi di panico altro non sono che manifestazioni del fenomeno della bioluminescenza, un processo chimico attraverso il quale vengono generati lampi di luce, uno strumento di comunicazione alquanto comune negli abissi. E a ben vedere, già osservato in passato anche per i delfini, con le stesse modalità, per esempio al largo delle coste australiane come mostra questo video.
REFERENCE
NUOVI SCENARI
Un innovativo percorso ciclabile, immerso nel verde e nella natura che brilla, illumina e riprende tratti del famoso dipinto di Van Gogh, diventa un eclatante esempio di integrazione e relazione fra natura, uomo e arte. In questo progetto la luce ridipinge l’arte su un elemento creato dall’uomo, avendo come sfondo un paesaggio naturale, senza ostruire la vista di chi percorre questa pista ciclabile.
LIGHT ART E BLACK LIGHT ART
Nata intorno alla metà del XX secolo la light art è una nuova forma di arte visiva che fa perno sull’espressività della luce, manifestata attraverso installazioni minimaliste di artisti che giocano con lo spazio circostante per creare dei giochi chiaroscurali frutto di un’ideazione e una progettazione creativa dettata dalle dimensioni spazio-temporali messe a disposizione. Chi si è occupato molto di questo settore in Italia è Gisella Gellini, architetto e docente del corso light art e design della Luce alla Scuola del Design del Politecnico di Milano, e curatrice di numerose mostre a livello nazionale e internazionale.
STUDIO DRIFT
Tradotto dall’inglese-Studio Drift è un duo di artisti con sede ad Amsterdam fondato da Ralph Nauta e Lonneke Gordijn nel 2007. È specializzato in sculture coreografiche e installazioni cinetiche, con l’obiettivo di ristabilire la connessione tra gli esseri umani e terra.
FLYLIGHT
Flylight è un’installazione artistica site-specific che interagisce direttamente con l’ambiente circostante. La luce imita il comportamento di uno stormo di uccelli in volo, simboleggiando il conflitto tra la sicurezza del gruppo e la libertà dell’individuo.
CODED COINCIDENCE
Coded Coincidence è un’installazione luminosa, in cui il pubblico è ipnotizzato da moltitudini di luci scintillanti, i cui movimenti rispecchiano lo schema di volo dei semi di olmo mentre sono diretti dalle forze del vento ogni primavera. Evidenziando i percorsi casuali e inaspettati di questi “semi danzanti”, l’installazione esplora la necessità e la bellezza della coincidenza e il suo ruolo essenziale nei nostri processi naturali e nella nostra evoluzione.
IMAGO LUCIS-SVILUPPO PROGETTO
BRAINSTORMING
MIND MAP
Il progetto nasce con l’intento di sensibilizzare ad una tematica sottovalutata quella dell’inquinamento luminoso. Ad essere attaccati da questo, sono gli ecosistemi degli esseri bioluminescenti, marini, aerei e terrestri.
TRIGGER
…le prime idee
- Sfera luminosa (Bianca), l’utente man mano che si avvicina percepisce davanti ai suoi occhi la MOLECOLA (bidimensionale) della luciferina e la sfera pian piano perde intensità di luminosità;
- L’utente si interfaccia con la novità e invogliato a toccare la molecola si ritrova catapultato alla realtà che diversa da quella che gli viene proposta;
- LUCI INDUSTRIALI (elettricità)
- Realtà a cui l’utente deve fare riferimento prima di approcciarsi con la novità e quindi riflettere sull’inquinamento luminoso; *INQUINAMENTO LUMINOSO: si intende qualunque alterazione della quantità naturale della luce presente di notte nell’ambiente esterno, al di fuori degli spazi dove è necessario illuminare, a seguito di immissione di luce artificiale.
- Queste luci man mano si innalzano e creano un bagliore e si inclinano fino a riprodurre nuovamente la MOLECOLA DELLA LUCIFERINA ma tridimensionale;
- SITUAZIONE DI BUIO: esplosione della molecola in tante piccole molecole (simil LUCCIOLE);
- PIANO CALPESTABILE, effetto acqua con esseri bioluminescenti d’acqua, che si avvicinano all’utente;
- ESSERI DI TERRA, ARIA che fluttuano.
…e poi
Stanza bianca con cornici che diventano interattive nel momento in cui l’utente ci si interfaccia e appare un animale bioluminescente in 2d che diventa 3d ed esce dal quadro.
Stanza bianca=luce artificiale
Quadro interattivo=luce nera
Da bianco e nero la luce si va a sfumare; da nero a bianco è immediato.
…si ma i delfini?
Danza delfino: la figura dell’animale viene definita dalla luce bioluminescente che esso produce muovendosi nell’acqua. Definisce un percorso ed invita l’utente a seguirlo.
…in conclusione
Contrapposizione tra luci della città e luci bioluminescenti.
CONCEPT STORIA
CONCEPT 1
- L’utente entra all’interno della stanza che sarà buia;
- Grazie all’uso dello strumento makey makey, quando l’utente si avvicinerà alla parete che si trova frontalmente, darà il via all’esperienza;
- La sua attenzione sarà catturata da una luce a raggi uv che rifletterà su una scritta “…”. Questa scritta sarà fatta con una vernice fluorescente, che servirà a restituire in senso prematuro quello che esso farà all’interno dell’allestimento;
- A questo punto partirà l’esperienza dei video sulle due pareti laterali;
- Successivamente alla visualizzazione della scritta, l’utente inizierà l’esperienza immersiva e sarà lui stesso a farla iniziare. Questo perché attraverso dispositivi (come makey makey) attiverà le proiezioni di video relativi ai mondi della BIOLUMINESCENZA;
- Spostandosi verso destra o sinistra l’utente simulerà l’inquinamento luminoso che l’essere umano crea: il video riprodotto rappresenterà con delle grafiche gli esseri bioluminescenti del mondo marino/terrestre/aereo;
- Queste grafiche verranno interrotte da un bagliore (bianco) circolare che aumenta sempre di più facendo allontanare o addirittura sparire le grafiche precedenti.
CONCEPT 2
- L’utente entra all’interno della stanza che sarà illuminata;
- grazie all’uso dello strumento makey makey, quando l’utente si avvicinerà alla parete che si trova frontalmente, darà il via all’esperienza;
- Sulla parete si riuscirà a leggere la scritta “…”, realizzata grazie ad un filo led, che servirà a restituire in senso prematuro quello che esso farà all’interno dell’allestimento;
- a questo punto partirà la riproduzione dei video sulle pareti laterali;
- spostandosi verso destra o sinistra l’utente simulerà l’inquinamento luminoso che l’essere umano crea: il video che rappresenta in maniera stilizzata gli esseri bioluminescenti, verrà interrotto da un bagliore circolare che aumenta sempre più facendo allontanare o sparire gli elementi grafici.
CONCEPT DEFINITIVO
Per sensibilizzare sul tema dell’inquinamento luminoso e del danno che reca agli esseri bioluminescenti marini, si è pensato di ricreare uno spazio immersivo nella quale l’utente può interagire. L’ambiente marino bioluminescente sarà ricreato da riproduzioni video, che permetteranno a chi guarda di sentirsi immersi in questo mondo, il TRIGGER sarà un pulsante ROSSO, come quelli d’emergenza, circondato da una scritta fosforescente che dice “IMAPATTAMI”. L’utente potrà interagire con esso, premendolo. Il pulsante sarà collegato attraverso arduino ad una lampada, che si accenderà nel momento in cui il pulsante verrà premuto e la luce verrà puntata sul visitatore e da qui una riflessione…
IL PULSANTE ROSSO
Come capiamo quando la luce è troppa?
L’INTERAZIONE
L’aspetto della luce bioluminescente varia notevolmente a seconda dell’habitat in cui si trova e dell’organismo. La maggior parte della bioluminescenza marina, per esempio, è espressa nella parte blu-verde dello spettro della luce visibile. Questi colori sono più facilmente visibili nell’oceano profondo. Inoltre, la maggior parte degli organismi marini sono sensibili solo ai colori blu-verde e non sono fisicamente in grado di elaborare i colori giallo, rosso o viola. La maggior parte degli organismi terrestri presenta sia bioluminescenza blu-verde che gialla, comprese le lucciole e l’unica lumaca di terra conosciuta per la bioluminescenza, Quantula striata, originaria dei tropici dell’Asia sud-orientale.
…e questi siamo noi
Luca, Ilenia e Silvia.
Commenti
Ottimo lavoro! Mettete la foto di copertina in modo che si veda in home page!
Mancano i vostri nomi con il link alla pagina personale, potete aggiungere infine una foto di gruppo.