“Mano” è un’installazione esterna progettata come provocazione per mostrare la cattiva gestione dell’intero sistema Afam. La sensazione che si vuole creare nello spettatore è quella di sentirsi limitato nei movimenti, come se fosse comandato da un qualcosa più grande di lui. Il visitatore dovrà posizionarsi al di sotto di questa mano che fuoriesce dal muro e a cui sono collegati dei fili come a simulare la mano di un burattinaio. Una volta sotto l’installazione, lo spettatore tirando i fili provocherà un suono cupo, drammatico. I materiali utilizzati sono: forex, corda, Arduino, MP3 sensor, sensore a ultrasuoni, mano di legno.

L’installazione è posizionata all’esterno della struttura, sulla parete laterale della scuola, e sarà il primo progetto che accoglierà i visitatori. L’installazione è composta da un forex attaccato al muro su cui sarà incollata una mano di legno, dalle dita della mano partiranno dei fili che se tirati produrranno dei suoni.

Lo scopo è quello di far diventare il visitatore parte integrante del progetto: il suono, infatti, avviene solo nel momento in cui lo spettatore, posizionatosi sotto la mano, tirerà i fili. In prossimità dei fili saranno posizionati dei sensori a ultrasuoni che produrranno il suono. Si vuole mettere lo spettatore in una posizione scomoda, frustrante in cui non è lui ad avere il controllo della situazione.

Studentesse: Giulia Seca, Roberta Minicucci

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